Focus group: voce agli stakeholder

I focus group

Per sondare l’impatto della nostra azione, siamo andati ad ascoltare la voce di importanti protagonisti della vita di Antoniano attraverso lo strumento del focus group.

Un focus group è un’intervista collettiva a un piccolo gruppo di persone chiamate a discutere con il supporto di un facilitatore che ha il compito di moderare il confronto affinché tutti possano esprimersi restando ancorati al tema scelto. Si tratta, com’è evidente, di un metodo di tipo qualitativo volto a indagare percezioni, pareri, emozioni, attitudini rispetto a un determinato oggetto o argomento senza pretesa di rappresentatività statistica ma, con l’intento, di approfondire il punto di vista dei partecipanti.

A questo scopo, abbiamo selezionato tre gruppi in rappresentanza (non statistica) di alcuni protagonisti della vita di Antoniano (alcuni beneficiari, fruitori dei servizi, e una dozzina di volontari) e ad essi abbiamo proposto di partecipare a un’intervista collettiva della durata di circa un’ora e mezza. 

Lo schema seguito è stato quello di un’intervista semi-strutturata, ossia con una traccia di domande predefinite ma flessibili per consentire approfondimenti su aspetti emersi nel corso dell’incontro e favorire un dialogo aperto focalizzato sulle dimensioni da valutare.

Ai gruppi è stato innanzitutto spiegato l’obiettivo dell’incontro. Nel caso degli utenti, inoltre, si è scelto di utilizzare un piccolo rompighiaccio per favorire l’apertura della discussione e le domande sono state tradotte anche in lingua per facilitarne la comprensione. Di seguito i principali esiti.

Focus group

Focus Group: i beneficiari e le beneficiarie dei Laboratori Migranti

I partecipanti all’intervista sono utenti del progetto Laboratori Migrati frequentanti il corso di Italiano per stranieri. Sono tutti di provenienza extra-europea (Perù e Camerun), arrivati in Italia da meno di un anno (qualcuno da pochi mesi).

L’aggancio con Antoniano risulta mediato da una figura della comunità di riferimento (un amico o un familiare, già presente a Bologna, che spesso ha a sua volta usufruito dei servizi di Antoniano) o da realtà associative locali che si frequentano.

Cosa spinge a cercare Antoniano?
  • La richiesta di sostegno alimentare;
  • la necessità di apprendere la lingua;
  • la necessità di ricevere un più “generico” supporto “disinteressato”.
Di Antoniano piace:
  • la gentilezza (citata da tutti gli intervistati) delle persone (volontari ed operatori) che implica attenzione, disponibilità ad ascoltare e condividere conoscenze;
  • il clima, che fa sentire a proprio agio e nel posto giusto;
  • l’organizzazione e la pulizia dell’ambiente.

Come di norma accade nei fenomeni migratori, emerge la tendenza a selezionare le nuove conoscenze tra chi proviene dalla stessa area geografica. Tuttavia, tutti i partecipanti dichiarano di avere stretto nuovi rapporti di amicizia grazie ad Antoniano. Queste relazioni hanno un impatto che va ben oltre l’attività svolta nella nostra organizzazione.

Focus group

Focus Group: i volontari e le volontarie

Le volontarie e i volontari incontrati svolgono tutti più di un’attività di volontariato all’interno di Antoniano in diverse aree dell’organizzazione.

La stragrande maggioranza degli intervistati svolgeva attività di volontariato anche prima di venire in Antoniano: in regioni diverse, in realtà legate all’accoglienza (sul territorio o a distanza, per esempio, in paesi africani) o in progetti di assistenza a persone con disabilità.

Si arriva ad Antoniano attraverso percorsi spesso casuali: suggerimento di amici già volontari, perché si lavora in organizzazioni che collaborano con Antoniano, cercando sul web o rispondendo ad annunci. Spesso si arriva alla ricerca di “qualcosa che dia un senso in più”.

Tra le principali motivazioni che spingono a fare volontariato troviamo:
  • cercare “qualcosa da fare una volta in pensione”;
  • tenersi impegnati, facendo qualcosa di buono per gli altri, spesso a seguito di eventi “traumatici” personali;
  • incontrare nuove persone in un contesto nuovo (è il caso di chi si trasferisce a Bologna per lavoro, studio, amore).

Nel caso di Antoniano, opera un elemento distintivo che ha a che fare con la sua bolognesità e la storia di questa città.

Come afferma uno dei volontari intervistati, “Antoniano, per noi bolognesi, è un’istituzione al di là che uno sia credente o meno”.

Spesso si arriva spinti da curiosità, magari chiedendosi “se servirà a qualcosa” e “senza per forza l’ambizione di salvare il mondo”.

Si parte da un’attività per poi finire a svolgere altro che, prima, nemmeno si immaginava.

Quando si inizia a fare volontariato in Antoniano con continuità cambia la percezione, poiché l’attività “diventa abbastanza importante nella vita…inaspettatamente”; oppure ti fa sentire “partecipe che qualcosa si può fare” e “rende l’esistenza meno neutrale”; insegna ad essere più flessibili e ad adattarsi alle situazioni, ad aprirsi verso il prossimo; ti permette di mettere a disposizione le competenze maturate sul lavoro; produce attivazione in altri campi: “è stata la spinta di Antoniano che mi ha fatto credere e provare a fare altro […] da cosa nasce cosa. L’Antoniano è una specie di rete che ti prende e ti coinvolge, c’è sempre qualcosa di nuovo da fare”.

Focus group

Tutti i volontari, durante il Focus Group, hanno confermato di avere stretto nuove relazioni grazie al volontariato.

La conoscenza maturata nel fare le cose insieme spesso si trasformano in una relazione amicale che proseguono all’esterno.

La percezione di ampliare la rete delle proprie conoscenze si estende anche agli ospiti: “Anche gli ospiti mi riconoscono e questo mi ha aperto un mondo che non conoscevo”.

 

Ovviamente, due focus group non hanno la pretesa di restituire la complessità di intrecci, relazioni e azioni che si sviluppano all’interno di Antoniano, né possiamo pensare di ricavare da quelli una valutazione di impatto sociale. Essi rappresentano tuttavia un primo passo in tale direzione dal momento che indagano gli effetti che l’azione di Antoniano ha sulla comunità di riferimento e possiamo, a ragione, includere tanto i beneficiari quanto i volontari in questa comunità. Volendo trarre una sintesi da questi incontri, crediamo che essa sia ben rappresentata dalla figura seguente, che raggruppa le parole che i partecipanti hanno associato all’Antoniano.

Focus group

Nello specifico, alcuni termini sono stati ripetuti più volte e abbiamo considerato insieme quanto emerso tra beneficiari e volontari (da qui alcune parole straniere, in lingua originale). Appare evidente come vi siano tre dimensioni emergenti per cui possiamo dire che, nella percezione delle persone incontrate, Antoniano è:

  • il focolare di una casa nella quale trovare calore, famiglia, abbracci, sorrisi, un “good place”;
  • partecipazione a un progetto rivolto alla comunità per fornire a se stessi e agli altri maggiori opportunità;
  • collaborazione fraterna di un gruppo generoso (Caridad).

Appare, in particolare, la presenza di un prima e un dopo Antoniano e questo “dopo” è fatto di maggiore consapevolezza e interconnessione umana e sociale. Si tratta di un aspetto assai rilevante: promuovere un’azione di costruzione di comunità e di educazione alla comunicazione emotiva (anche come conseguenza inintenzionale dell’azione) rappresenta un antidoto importante nei confronti della tendenza generalizzata alla paura che spinge alla solitudine e all’isolamento.

Focus group

Focus Group: i bambini e le bambine del Piccolo Coro

Per questo focus group sono state coinvolte 6 bambine del Piccolo Coro e 3 genitori (madri).

Le bambine partecipano alle attività del Piccolo Coro da un periodo compreso tra i 2 e i 6 anni. Tutte, indipendentemente dall’età, ricordano il momento del loro ingresso in Antoniano. Qualcuna lo associa al colore di una maglietta che indossava, a una festa o a una canzone dello Zecchino d’Oro.

Di seguito “ascoltiamo” la viva voce delle bambine.

 

Se l’Antoniano fosse un animale…
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Se l’Antoniano fosse un colore…
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Il fatto di essere all’interno del Piccolo Coro dell’Antoniano ha permesso alle bambine di fare amicizia tra loro. Questi legami si estendono nello spazio e nel tempo: ci si vede al di là delle “prove”; si fa “amicizia anche con i bambini di Shangai quando si va in Cina”. I legami si estendono alle famiglie. Come dichiara una mamma, “anche quando, per ragioni di età, si esce dal Piccolo Coro si resta in contatto”.

Molti, prima dell’esperienza nel Coro, non erano stati in Antoniano.

Anche in questo caso abbiamo chiesto a genitori e bambine di associare una parola ad Antoniano. I risultati sono rappresentati nella figura sotto. In questo caso, per dare conto della ricchezza dei contenuti raccolti, si è scelto di riportare tutti i concetti espressi.

 

Antoniano è…
Focus group

Ciò che maggiormente colpisce nella lettura delle risposte rimanda a un interessante connubio di maturità e infanzia che rappresenta forse una delle sfide più rilevanti di Antoniano: svolgere un’azione educativa nel rispetto dei bambini e della loro età.

Più in generale, si conferma un prima e un dopo Antoniano che riguarda tanto gli adulti quanto i minori. Questo dopo è rappresentato dai legami che si mantengono ben oltre il tempo delle attività e crediamo che tale azione, incessante, complessa ma entusiasmante, di costruzione di legami di comunità rappresenti la stella polare del nostro agire.

Nota metodologica – La valutazione d’impatto

Nel contesto degli Enti del Terzo Settore (ETS), la valorizzazione dell’impatto sociale delle attività svolte ha assunto un’importanza crescente, tanto da meritare un intervento legislativo con la legge 106 del 6 giugno 2016 e le successive linee guida adottate con decreto ministeriale del 23 luglio 2019.

Quando parliamo di Valutazione d’Impatto Sociale (di seguito VIS) ci riferiamo alla valutazione qualitativa e quantitativa, sul breve, medio e lungo periodo, degli effetti delle attività svolte sulla comunità di riferimento rispetto all’obiettivo individuato. L’azione del valutare è, in altre parole, finalizzata a rilevare la capacità, da parte dell’organizzazione, di produrre cambiamento. Da un lato la valutazione ha una funzione pedagogica per il Ramo che la realizza poiché è attraverso questa che un’organizzazione apprende, mettendo a fuoco le aree su cui intervenire, quelle da presidiare e i punti di forza. Dall’altro, agendo in termini di trasparenza, responsabilità e rendicontazione verso la collettività, l’atto del valutare è finalizzato anche a comunicare il proprio operato verso l’esterno. Il processo di misurazione s’intreccia ovviamente con il Bilancio Sociale e la scelta del metodo (qualitativo o quantitativo) da utilizzare non è vincolata dalla legge ma è frutto di una libera scelta organizzativa.

Nel nostro caso, per sondare l’impatto della nostra azione, siamo andati ad ascoltare la voce di importanti protagonisti della vita di Antoniano attraverso lo strumento del focus group.