Il termometro segna 28 gradi.
Giuseppe lo trovo sempre sulla stessa panchina ha il maglione addosso nonostante il caldo. Ha 54 anni e lo sguardo gentile.
La barba bianca un po’ ingiallita gli incornicia il volto, evocando l’immagine di Babbo Natale che avevo da bambina.
Guarda fisso davanti a sé, non mi vede passare. Devo chiamarlo per farmi notare.
“Giuseppe! Ma perché porti il maglione? Hai visto che fa caldo?”
“Ciao Iole, non ti avevo vista. È l’unica cosa veramente mia, per questo non me ne separo, le poche cose mie sono come la casa che non ho, diventano più importanti, poi io non sento il caldo, il freddo, mi sono abituato a non sentire”.
Rimango bloccata. Ferma. Non riesco nemmeno a pensare. Prendo un respiro:
“Giuseppe andiamo a fare colazione, l’Antoniano è qui vicino ed è aperto, lo sai?”.