Festa d’estate ai laboratori di Antoniano

La festa di Sant'Antonio

Facciamo un salto indietro.

Siamo nel 2019, è un luminoso pomeriggio di fine giugno. Nel cortile dell’Antoniano c’è chiasso. Una folla canta, balla, recita. E’ la festa d’estate dei laboratori migranti, una di quelle che organizza Tommaso a fine corsi. Una delle più belle secondo Teresa, una volontaria.

Qualche tempo prima per alcuni ragazzi dei laboratori si era presentata l’opportunità di “studiare” il tango argentino. Tra loro c’erano giovani africani, europei e sudamericani.

Qualcuno si chiederà che cosa li avesse spinti a farlo. Non è facile rispondere, ma cerco di provarci. Dovete sapere, innanzitutto, che il tango argentino non è soltanto un ballo di coppia o la musica nostalgica del bandoneon, ma molto di più. Per dirla con le parole di Giorgio Lala, esperto di Tango e di danze popolari, una delle faccia del tango è quella di danza genuinamente popolare, quella delle origini, della milonga, dei payadores e del compadrito, a volte allegra ed esuberante.  Ma c’è anche l’altra faccia del tango: quella, come dicono, del “pensiero triste che si balla”, della danza dalle laceranti nostalgie.

Mirka Tiseyra, ballerina e maestra di tango argentino, ha scritto che è un ballo di “soli e di fuggiaschi”, dei momenti rubati alla noia, alla televisione, alla vita senza emozioni, “qualcosa si amalgama nelle anime delle persone che ballano… forse un sogno”. Anche fra quei giovani tangueros, quando si univano nell’abbraccio milonguero, accadeva qualcosa di speciale: si “ascoltavano” condividendo nel ballo tutta la loro storia personale, in pochi minuti. E poi parlavano fra loro. Tacitamente.

C’era aria di festa, quel pomeriggio d’estate: i ragazzi avevano danzato, con piacere, al ritmo allegro della milonga e nessuno di loro avrebbe mai potuto immaginare quello che sarebbe accaduto soltanto qualche mese dopo.

Ora siamo a maggio  2020. È emergenza sanitaria, qualcosa di impensabile per il nostro mondo.  Le piazze e le strade tornano a popolarsi dopo mesi di vuoto e silenzio. Si inizia a ricominciare dopo 2 mesi in cui tutto era fermo, o quasi. I laboratori migranti vanno avanti tra video tutorial e connessioni telematiche, ma senza abbracci di danze. Ad uno di quei ragazzi ho domandato una volta se torneranno a ballare, quando tutto sarà finito.

“Certo, certo, è naturale. Come è naturale che presto tornerà l’estate”, gli ho sentito rispondere.