Il laboratorio di danza africana – Un’esperienza che non aspettavo

Un'esperienza fantastica in ogni aspetto

Non me l’aspettavo

Devo dire che non me l’aspettavo. Quando ho cominciato a frequentare il laboratorio di danza africana, non immaginavo che avrei conosciuto persone straordinarie, come Michela e Nora. Le due maestre di danza poco più che ventenni, la prima ingegnere e la seconda antropologa.  Ebbene, queste due ragazze sorprendono forse perché non t’aspetti le cose che dicono e che fanno. Entrambe provano un amore viscerale verso la danza. Perché?

“Per me – dice Michela – il mondo di oggi è troppo pieno solitudine, la danza può servire a sconfiggerla. Quando ballo con gli altri, io non mi sento sola perché la danza ci consente di socializzare e ci unisce. Nel laboratorio di danza ci sono ragazzi dell’Africa, studenti Erasmus e dell’Università di Bologna, lavoratori italiani e latino-americani. Eppure, quando balliamo riusciamo a comunicare lo stesso semplicemente attraverso il linguaggio del corpo. Ecco, la danza è anche un modo alternativo di comunicare che lo vogliamo o no”.

Michela, infatti, quello che vuole dire lo fa ballando.

“Forse perché io non ci so fare con le parole. Attraverso la danza, invece, dico molte cose di me. Per come la vedo io –continua Michela – non importa la bravura tecnica; ciò che conta è quello che la danza fa: riempie vuoti, annulla distanze, facilita l’incontro. La danza, ne sono convinta, muove nelle persone un’energia vitale che, passando attraverso i corpi, azzera pregiudizi e nutre sentimenti buoni. Ed è quello che capita ogni martedì al laboratorio, vero?”.

Sì, Michela, è vero. E’ incredibilmente vero. Non ci crederei se non l’avessi visto con i miei occhi.

E quando balla – bisogna dirlo – Michela è un fuoco. Che infiamma anche quelli che danzano con lei; la sua esuberanza giovanile ti travolge. Nora, invece, quando balla, ti incanta. Ha un portamento aggraziato per via della danza classica che ha studiato per anni. Anche lei, però, appicca incendi e lo fa dentro e fuori del ballo. Come quella volta che disse:

“Tere, perché non vieni con noi?”. “Dove, Nora?”.

“In Piazza, naturalmente!”. E io: “A fare che?”.

E lei mi fa: “A sensibilizzare la gente.”. “Sensibilizzare a cosa, Nora?”.

“A quello che sta succedendo, è importante sai!”.

Devo dire che in quel preciso momento proprio non mi riusciva di indovinare che cosa stesse accadendo forse perché ero troppo occupata a sbrigare le mie spicciole faccende quotidiane.

“Insomma, la Libia non è un porto sicuro. Bisogna fare qualcosa, non credi Teresa?”. E così seppi che Nora era un’attivista di prim’ordine. Quella fu solo la prima di una serie di iniziative sul tema dell’immigrazione.

Secondo Nora la danza è anch’essa una forma di attivismo perché crea connessioni tra mentalità e culture diverse. “Io ritengo – dice Nora – che il laboratorio di danza rappresenti uno spazio alternativo per riscoprire significati e valori che abbiamo perduto ma che, invece, servono a dare un senso alle nostre esistenze”.

 Voglio dire una ultima cosa: se anche voi lettori – come Nora – pensate che la danza apra le porte all’interculturalità, allora non esitate, entrate…Noi vi stiamo aspettando. per il momento online, sperando presto di rivederci di persona e..benvenuti al laboratorio di danza africana!

“Ci sono delle scorciatoie per la felicità e la danza è una di queste” (Vicki Baum).

“Quando danzo non posso giudicare, non posso odiare, non posso separarmi dalla vita. Posso solo essere gioioso e integro: ecco perché danzo.” (Hans Bos)