Nella Giornata Mondiale del Rifugiato, una storia di cura per te
Ci sono strade che scegliamo e altre che, inaspettatamente, imbocchiamo pur non sapendo dove ci conducono.
Mohamed non sapeva quale sarebbe stato il suo futuro quando è arrivato in Italia. Cercava stabilità, un posto di cui sentirsi parte e un lavoro che gli permettesse di vivere dignitosamente, ma trovarlo non è stato semplice.
L’incontro con Antoniano
Quando è arrivato in Antoniano nel 2021 aveva 25 anni. Cercava un’opportunità lavorativa che potesse offrirgli indipendenza e sicurezza. Le operatrici sociali del Settore Accompagnamento al Lavoro, Awfa Ghadban e Mena Sacchetti, lo hanno accompagnato e guidato nella sua ricerca, ma il percorso è stato lungo e complesso.
A sostenere questo cammino, è stato fondamentale anche il lavoro di rete attivato con i servizi del territorio. Antoniano, con altri enti partner, è stato al suo fianco accompagnandolo nel suo percorso di accoglienza.
Mohamed, nonostante le tante difficoltà è sempre stato un ragazzo determinato, pronto a mettersi in gioco con la voglia di crescere e migliorarsi: ha studiato con costanza, ha imparato l’italiano e ha conseguito la licenza media.
La ricerca di un’opportunità
A rendere tutto ancora più difficile c’erano le sue condizioni di salute, che ponevano dei limiti inevitabili restringendo la ricerca lavorativa. Ogni porta che si apriva sembrava richiudersi poco dopo. Trovava solo lavori che richiedevano uno sforzo fisico e, nonostante l’impegno e la voglia di continuare, era costretto a fermarsi. E con il passare dei mesi, la ricerca diventava sempre più frustrante.
Ma a volte, le opportunità arrivano quando meno te le aspetti. Grazie al supporto di Mena, Mohamed è venuto a conoscenza del Servizio Civile Universale. Un’esperienza che inizialmente sembrava una soluzione temporanea, ma che si è rivelata il punto di svolta che non immaginava.
Ha iniziato così la sua esperienza di Servizio Civile presso un centro diurno della cooperativa Casa Santa Chiara, non molto lontano dalla struttura che lo accoglieva. Giorno dopo giorno, Mohamed ha iniziato a sentirsi parte di quella realtà, scoprendo non solo di essere capace, ma anche di avere talento e passione per quel lavoro.
In quel contesto, grazie anche al supporto degli altri operatori, è cresciuto professionalmente. Ha sviluppato capacità di ascolto attivo, imparando a comprendere le esigenze degli altri anche senza bisogno di parole. Ha acquisito competenze nell’assistenza quotidiana, nel supporto alle attività educative e ricreative. Ha imparato a lavorare in squadra, a coordinarsi con gli educatori e a essere un punto di riferimento per le persone che seguiva.
“Questa esperienza è stata decisiva per la sua vita” ci ha raccontato Mena. Mohamed ha riscoperto qualcosa che aveva sempre fatto parte di lui: l’attenzione per gli altri, la capacità di prendersi cura con gentilezza e dedizione di chi ha bisogno.
In Somalia aveva fatto volontariato come maestro, ma non aveva mai pensato che quella sua naturale predisposizione potesse trasformarsi in una professione. E invece, proprio tra quelle mura, mentre imparava ogni giorno qualcosa di nuovo, ha capito qual era la sua strada.
Prendersi cura
Alla fine del Servizio Civile, l’ente che lo aveva accolto non poteva assumerlo. Eppure, il suo impegno e la sua sensibilità non sono passati inosservati. Chi aveva lavorato con lui sapeva che quel ragazzo aveva qualcosa di speciale da offrire: delle competenze che in quell’anno aveva maturato, ma soprattutto un’attitudine naturale a prendersi cura del prossimo. E così è arrivata un’opportunità concreta: la proposta di un lavoro e un contratto a tempo indeterminato come assistente familiare.
Oggi Mohamed ha un lavoro, una casa, un futuro che, giorno dopo giorno, sta costruendo. Ma soprattutto, ha trovato la sua direzione. La strada che cercava da tempo lo aveva sempre aspettato, silenziosa, pronta a rivelarsi nel momento giusto. E lui l’ha percorsa con la stessa delicatezza e forza con cui, ogni giorno, sceglie di prendersi cura degli altri.